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Le torture a Bolzaneto hanno padri politici. Chi paga?

diaz-bolzaneto 980x571Strasburgo/Italia. Il carcere improvvisato nella caserma genovese per detenere i presumibili arrestati per le proteste durante il G8, e messo nelle mani di un corpo speciale di Polizia penitenziaria, fu un modello pensato da qualcuno più in alto. Dunque è compito del Parlamento fare luce sui responsabili politici di quella scelta.

di Patrizio Gonnella - il manifesto del 08/04/2017

«G.O.M. ovvero Gruppo Operativo Mobile, ovvero Corpo speciale di Polizia Penitenziaria. Sganciato da ogni controllo, è chiamato a gestire le emergenze, i casi particolari, le situazioni a rischio. E la caserma di Bolzaneto era una di queste». Era questo l’incipit di un articolo mio e di Stefano Anastasia, allora presidente di Antigone, pubblicato sul manifesto il 28 luglio del 2001, a una settimana dalle torture avvenute a Genova. Torture come nella tradizione tragica di Villa Triste a Firenze o di Villa Grimaldi a Santiago del Cile.  

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Bolzaneto/Antigone. Gonnella: non ci sono più scuse, si approvi subito il reato di tortura

GiuseppeCOMUNICATO STAMPA - “Si approvi subito la legge che punisce la tortura”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, a seguito del patteggiamento dell’Italia con sei delle vittime delle torture all’interno della Caserma di Bolzaneto durante il G8 del 2001 a Genova.  

Ad ognuna delle stesse andranno 45.000 € di risarcimento per quelle violenze, stessa cifra che lo stato fu costretto a risarcire ad Arnaldo Cestaro per le torture alla scuola Diaz all’indomani della sentenza della CEDU nell’aprile del 2015. Sempre 45.000 € furono offerti anche ai due detenuti vittime di torture nel carcere di Asti nel dicembre del 2004. In quest’ultimo caso fu però la stessa Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che oggi ha riconosciuto chiuso il caso a seguito dell’accordo fra Stato e vittime, a scartare la possibilità della composizione amichevole offerta dal governo italiano. Caso questo per il quale si è in attesa della sentenza.  

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Legittima difesa. Gonnella (Antigone): la politica vuole liberalizzare l’omicidio?

patrizio-gonnella-associazione-antigoneCOMUNICATO STAMPA - “Il dibattito a cui si assiste in questi giorni relativamente ad una ulteriore modifica del regime della legittima difesa è surreale e pericoloso”. A dichiararlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.  

La fattispecie in questione era sufficientemente definita nel codice Rocco, di era fasciata, che per quanto riguarda Antigone andrebbe modificato in senso meno repressivo e più garantista come tante commissioni ministeriali (Grosso, Nordio, Pisapia) hanno invano provato a fare. La legittima difesa ha quale presupposto il principio sacrosanto di proporzionalità tra azione e reazione. La destra al governo, Lega compresa, modificò l’articolo 52 del codice penale nel 2006 poco prima delle elezioni che perderà (a dimostrazione che questi temi non necessariamente portano facili consensi). Venne così allargata la possibilità di reazione legittima ai casi di pericolo di aggressione.  

“A fronte di quella modifica non si vede che altro possa fare il legislatore - sottolinea Gonnella - se non liberalizzare l’omicidio”. “Legittimare la difesa fai da te è un attacco diretto alle forze dell’ordine che, evidentemente, non sono ritenute in grado di svolgere il proprio dovere. Oltretutto avere gente più armata non serve a rendere più sicure le città ma, al contrario, rende più insicuri tutti” dice ancora il presidente di Antigone. “Soffiare sul fuoco della legittima difesa è infatti un invito, neanche troppo velato, ad armarsi, situazione che può ben presto sfuggire al controllo anche di chi oggi promuove queste politiche”.  
“È paradossale - sottolinea Gonnella - che mentre negli Stati Uniti si discuta di come porre un freno alla diffusione di armi in mano alle famiglie, in Italia si incentivi questa politica, oltretutto a fronte di un costante calo nei reati”.  

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Maxi carcere di Nola. Antigone e Fondazione Michelucci contro la costruzione dell’istituto

1Da alcune settimane è in corso la gara indetta dal ministero della Giustizia per la progettazione esecutiva di un carcere a Nola, in Campania.

Un provvedimento che vede la forte contrarietà di Antigone e della Fondazione Michelucci per la dimensione, il totale isolamento dalla città, la scelta della zona che presenta problemi di carattere idrogeologico e di inquinamento, nonché la vaghezza relativamente alle attività lavorative che saranno svolte e ai rapporti con il territorio su questo fronte.  

Elementi che portano le due organizzazioni a sostenere come questo bando sia in aperto contrasto con le indicazioni provenienti dal rapporto conclusivo degli Stati Generali dell’esecuzione penale.  

“La dimensione esorbitante prescelta, per una capienza regolamentare di 1.200 detenuti, che potranno realisticamente diventare 2.400 presenti essendo le celle progettate come singole, farebbe dell’Istituto nolano uno dei più capienti carceri in Italia e rischia di trasformare la Città Metropolitana di Napoli in un vero e proprio distretto del penitenziario, ad una prison valley all’italiana, in cui non sarà mai possibile attuare il delicato compito di reinserimento sociale che la Costituzione repubblicana attribuisce alla pena”. A dirlo è Alessio Scandurra, responsabile dell’Osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione.  

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Carcere di Busto Arsizio: cresce il sovraffollamento

carcere casa circondariale busto arsizioAntigone Lombardia ha ripreso le visite delle carceri del 2017 proprio dal carcere di Busto Arsizio, ossia dal luogo ove la Corte Europea per i diritti dell’uomo aveva accertato la violazione dell’articolo 3 CEDU  che vieta trattamenti disumani e degradanti. I numeri dei detenuti fanno di nuovo temere, poiché al 10 marzo 2017 si era in presenza di 393 detenuti  a fronte di una capienza regolamentare di 238, di cui circa 220 quelli effettivamente disponibili, con celle di nuovo in sovrannumero di persone. Gli spazi regolamentari appaiono decisamente inferiori a quelli previsti dalle nuove decisioni della Suprema Corte di Cassazione.  

Le condizioni detentive, seppur migliorate, risentono inevitabilmente delle struttura che è soggetta a manutenzione per infiltrazioni di piogge, con riduzione di spazi. L’aspetto più sorprendente appare la presenza di un reparto medico destinato alla riabilitazione fisioterapica completamente ristrutturato, ma vuoto. Ci si domanda – retoricamente - se non esistano nelle altre carceri lombarde persone che necessitino di cure di questo tipo. A fianco, il reparto infermieristico vede la presenza di 3 o 4 persone stipate in celle chiuse, senza che quelle del reparto riabilitativo adiacente possano essere occupate.  

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A populismo penale e tolleranza zero opponiamo diritti. Devolvi il 5x1000 ad Antigone

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Cara amica e caro amico,  

dopo l’elezione di Trump negli Stati Uniti il clima di intolleranza sta montando anche nel nostro Paese. Il Governo, piuttosto che approvare riforme di natura sociale, sta scivolando sul pericolosissimo terreno della sicurezza che altro non è che un attacco ai poveri e agli emarginati delle nostre società.

Con il Decreto in discussione proprio in questi giorni si conferiscono poteri di ordinanza ai Sindaci, ai Prefetti e i Questori che potranno prendersela con chi rovista nei cassonetti, con chi dorme nelle stazioni, con i tossicodipendenti, limitando la libertà personale e di movimento.  

Inoltre, nonostante i reati siano in calo costante, il numero dei detenuti ha ricominciato a crescere a ritmi preoccupanti e la situazione di sovraffollamento che ci costò la condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si avvicina.  

Su queste dinamiche soffia forte il vento del populismo penale che, con l’avvicinarsi delle elezioni, al grido di “sicurezza, sicurezza, sicurezza” mette a repentaglio il buon senso, la ragionevolezza, il garantismo, la solidarietà e anche la rule of law.  

Antigone si oppone a questo scivolamento dei diritti:  

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Ventimiglia, denunciati per aver dato cibo ai migranti. Gonnella (Antigone/CILD): è il capovolgimento di ogni logica

C7sB2L5W0AE0spVCOMUNICATO STAMPA - Sarebbero almeno tre (tutte francesi) le persone denunciate dalla Polizia di Stato per aver "somministrato senza autorizzazione cibo ai migranti, art. 650 c.p., contravvenendo ad un'ordinanza del Sindaco di Ventimiglia".  

Il fatto è avvenuto lo scorso 20 marzo nella città ligure ed è stato segnalato oggi ad Antigone.

"Siamo di fronte al capovolgimento di ogni logica. Utilizzare il diritto per colpire e punire episodi di solidarietà non può avere e trovare alcuna giustificazione". A dichiararlo è Patrizio Gonnella (presidente di Antigone e della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili).  

A quanto abbiamo appreso i ragazzi sarebbero arrivati a Ventimiglia con una macchina carica di generi alimentari e avrebbero iniziati a distribuirli ai migranti presenti alla frontiera con la Francia.  Dopo pochi minuti la polizia li avrebbe interrotti e condotti in caserma per identificarli, schedarli e denunciarli.  Almeno uno di loro non avrebbe firmato la denuncia poiché nessuno era in grado di tradurre il documento e i contenuti dello stesso in francese.

ROMA, 24/03/2017

Decreto sicurezza: segnalaci le ordinanze

17362460 1073771466062747 1398900567564567034 nIl Decreto Sicurezza è stato approvato nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati ed ora è al Senato dove dovrà essere convertito definitivamente. Come anticipato nei giorni scorsi stiamo continuando ad opporci a questo provvedimento in tutti i modi possibili e, anche dopo la sua approvazione definitiva continueremo a farlo, sia attraverso un'azione di advocacy diretta verso Governo, Parlamento e opinione pubblica, sia attraverso un'azione giudiziaria che punti a smantellare le disposizioni contenute nel Decreto.

Per farlo stiamo iniziando a raccogliere le ordinanze e gli atti che Sindaci, Prefetti e Questori stanno emettendo a seguito dei rinnovati poteri che questo provvedimento governativo gli ha concesso. Lo scopo è quello di costruire una banca dati e capire dove e come poter intervenire.

Per questo chiediamo a chiunque abbia notizia di uno di questi atti di segnalarcelo all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

 

Questa sarà un'attività che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi. Ti chiediamo di sostenerci in questa nostra lotta per i diritti. Qui puoi sapere come farlo.

 

Ddl riforma codice penale, codice procedura penale e ordinamento penitenziario. Antigone: luci, ombre e un gradissimo pericolo

Senato-elettivoCOMUNICATO STAMPA - Valutiamo favorevolmente la riforma dell'ordinamento penitenziario prospettata dal disegno di legge delega votato dal Senato, in particolare nelle parti che estendono le possibilità di accesso alle misure alternative alla detenzione e l’utilizzo della sorveglianza dinamica, nonché in quelle che guardano a maggiori garanzie nel rispetto dei diritti delle donne e dei detenuti stranieri – anche in relazione ai diritti religiosi – e all’esercizio della sessualità in carcere. Fondamentale è inoltre la previsione di norme penitenziarie specifiche per gli istituti penali per minori. Molte di queste disposizioni sono state da noi richieste e sollecitate. Si tratta di norme che possono, se attuate rapidamente, dare vita ai suggerimenti emersi negli Stati Generali sull’esecuzione penale.  

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Appello contro il Decreto Minniti

minniti-755x515Le organizzazioni ed i firmatari in calce al presente appello ritengono che il cd decreto Minniti sia da respingere sia per le modalità con le quali è stato prodotto, senza la consultazione della società civile e con un provvedimento di urgenza immotivato, sia per i contenuti che veicolano un messaggio politico culturale reazionario e per soluzioni normative inefficaci e pericolose.

In particolare preoccupano le norme contenute nel decreto del 20 febbraio 2017, n. 14, Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città, che valutiamo assolutamente sbagliato nella impostazione generale ed in riferimento ai poteri di ordinanza in materia di ordine pubblico attribuiti ai sindaci oltre i limiti di garanzia costituzionale. Riteniamo totalmente arbitrario l’utilizzo della decretazione d’urgenza e grave che un decreto sulla sicurezza emanato dal Ministero dell’Interno e della Giustizia intervenga con strumenti di controllo e repressione con l’obiettivo dell’eliminazione della marginalità sociale come previsto dall’art. 4, accreditando la tesi della criminalizzazione degli ultimi.

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