I recentissimi interventi (legislativi e giurisprudenziali) sul testo dell’art. 73 d.P.R. 309/1990, oltre ad interessare i procedimenti penali pendenti, lambiscono delicati profili dell’esecuzione penale. In particolare, l’abrogazione della Legge Fini Giovanardi (Corte cost., sent. n. 32/2014) ha comportato la reviviscenza tout court della Legge Iervolino-Vassalli, la quale, per tutti i fatti commessi sino al 23 dicembre 2013, si applica anche alle ipotesi di cui all’art. 73 comma 5 d.P.R. 309/1990.
In prospettiva diversificata la Corte Costituzionale (sent. 251/2012), nel dichiarare l’illegittimità costituzionale dell’art. 69 comma 4 c.p. «nella parte in cui prevede il divieto di prevalenza della circostanza attenuante di cui all’art. 73, comma 5», impone la rideterminazione (retroattiva) del giudizio di comparazione tra circostanze, con inevitabili ripercussioni in melius sul trattamento sanzionatorio.
L'associazione Antigone diffonde sul proprio sito e presso gli istituti penitenziari un modello per ottenere un risarcimento o la riduzione di pena per chi ha subito un trattamento inumano e degradante, ai sensi dell'art.3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, in quanto costretto a vivere in una cella con meno di 3 mq. di spazio.
Si tratta di modelli diversi, utili sia per il ricorso al magistrato di sorveglianza, che al giudice civile, nel caso di persone non più attualmente in stato di detenzione.
Carceri e detenzione arbitraria, Gonnella (Antigone): “Si seguano le indicazioni dell'Onu, si faccia meno ricorso possibile alla custodia cautelare e si nomini il garante nazionale”
“Provvedimenti straordinari, come le misure alternative alla detenzione, al fine di superare il sovraffollamento carcerario”. È quanto ha chiesto il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria al Governo italiano al termine di una visita tenutasi dal 7 al 9 luglio al fine di verificare l'attuazione delle raccomandazioni fatte dopo l'ultima loro visita in Italia nel 2008. Durante questi giorni, oltre alle istituzioni italiane, gli esperti dell'Onu hanno anche audito Antigone e Save The Children.
Secondo l'Onu importanti passi avanti sono stati fatti per quanto riguarda l'attuazione di quelle raccomandazioni, tuttavia si fa presente come serva ora un'azione rapida e determinata al fine di garantire il rispetto dei diritti umani.
Questo che riportiamo è un articolo a firma di Patrizio Gonnella, pubblicato su il manifesto di oggi 10 luglio 2014.
Va a tutti ricordato che il sistema penitenziario italiano è ancora sotto osservazione europea. Nel giugno del 2015 il Consiglio d'Europa dovrà valutare la tenuta delle riforme, verificare se le condizioni di vita nelle carceri sono umane o disumane, accettabili o degradate. Dovrà esprimersi sullo stato dei diritti umani nelle prigioni del nostro Paese. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una decrescita della popolazione detenuta.
Nonostante questo il tasso di affollamento è ancora alto. La qualità della vita negli istituti penitenziari è migliorata ma integrità psico-fisica, salute, lavoro, istruzione, affettività sono ancora diritti quotidianamente a rischio. Un processo di riforme nel segno delle garanzie, affinché abbia una qualche chance di riuscita, richiede volontà politica ferma e capacità di resistere alle pressioni dei media, degli umori delle piazza nonché delle micro-corporazioni interne al sistema carcerario. Le riforme le fanno le persone. È questa una fase cruciale. Bisognerà consolidare un percorso, dimostrare che si crede nei diritti; basta poco perché si torni nella melma.
Il 25 giugno scorso l'Osservatorio di Antigone ha visitato l'Ospedale Pschiatrico Giudiziario di Napoli che ha sostituito quello di Secondigliano. Di seguito una breve descrizione della visita.
La legge 81/2014 ha prorogato di un altro anno il termine utile per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (fino al 31 marzo 2015), introducendo, al contempo, alcune importanti disposizioni in vista di un effettivo superamento di questi Istituti. Tra le novità più significative sicuramente la previsione del carattere residuale dell’internamento e, comunque, non superiore alla pena prevista per il reato commesso; il disancoraggio della pericolosità sociale da criteri legati alle possibilità economiche o familiari della persona; gli obblighi di verifica a cui sono sottoposte le Regioni per l’adeguamento alle nuove norme.
L’ASL Napoli1 ha individuato in una parte dell’Istituto di Gesù e Maria, sito al centro della città, la struttura sostitutiva dell’O.P.G. di Secondigliano.
Grande successo del convegno promosso dall’Associazione Antigone Abruzzo, in collaborazione con l’Associazione Genuensis C.I.C., dal titolo "I percorsi della giustizia e dell'ingiustizia". L’evento è stato seguito da un folto pubblico che ha riempito sin dal primo pomeriggio l’auditorium dell’agenzia per la promozione culturale di Avezzano. Avvocati, magistrati, rappresentanti delle associazioni e cittadini comunque interessati al tema della giustizia hanno riflettuto insieme sulle criticità del sistema penale e penitenziario in Italia, attraverso domande, esperienze, aspettative e scomode verità. Particolarmente toccante la testimonianza di Ornella Gemini, la madre di Niki Gatti Aprile, il giovane avezzanese di 27 anni, scomparso in carcere il 24 giugno di 6 anni fa in circostanze mai chiarite. Intervistata dal Presidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, dr. Stefano Pallotta, la madre ha gridato tutto il suo dolore, acuito dall’indifferenza mediatica e delle istituzioni ed ha invocato verità e giustizia per il figlio. A lei è stato donato un pregiato manufatto realizzato dai detenuti del carcere di Pescara, raffigurante un sole stretto con la luna, a significare l’abbraccio inseparabile della madre con il figlio Niki.
Carcere di Sassari/Caso Saba: a 14 anni dai fatti, con la sentenza della CEDU, il sistema italiano di giustizia e sicurezza ne esce fortemente colpito. Subito il delitto di tortura nel codice
Per la seconda volta in pochi giorni l'Italia viene condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per la violazione dell'art. 3 della Convezione per le violenze delle forze dell'ordine su persone fermate o arrestate. Dopo il caso di Dimitri Alberti, stavolta la corte riconosce le violenze subite da Valentino Saba il 3 aprile 2000 all'interno del carcere di Sassari dove era detenuto. Ma stavolta la Corte Europea va oltre il riconoscimento delle violenze, condannando l'Italia anche per non aver pienamente soddisfatto il requisito di un'indagine approfondita ed efficace, come stabilito nella propria giurisprudenza, arrivando così alla prescrizione per molti degli imputati.
Italia condannata a Strasburgo per le violenze di appartenenti ai carabinieri su un cittadino. Gonnella: “basta tentennamenti, si approvi subito il reato di tortura”
L’Italia condannata nuovamente per violazione dell’articolo 3 che proibisce la tortura e ogni forma di trattamento inumano e degradante. La Corte Europea ha condannato il nostro Paese per le violenze subite dal signor Dimitri Alberti nel 2010 a Cerea in provincia di Verona. Le violenze sarebbero state inferte dai Carabinieri. I giudici europei hanno sostenuto che le fratture alle costole e le lesioni ai testicoli non fossero compatibili con il normale uso della forza. Inoltre non vi sarebbe stata un’inchiesta giudiziaria effettiva. Il signor Alberti potrà ora avere un risarcimento di complessivi 19 mila euro.
E' stato presentato ieri durante una conferenza stampa e alla presenza del Ministro per il lavoro e le politiche sociali Giuliano Poletti e dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza Vincenzo Spadafora, il 7° Rapporto su “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia” a cura del Gruppo CRC (di cui fa parte anche Antigone).
I risultati dell'analisi illustrano come l’Italia non sia un “paese per bambini” e come si sia ancora lontani dagli obiettivi europei nelle politiche per l’infanzia. Solo il 13,5% dei bambini ha accesso ai servizi per l’infanzia e agli asili nido, con opportunità ancor più ridotte nel Sud e nelle Isole. Ancora troppi i minorenni nella fascia di età 0/5 fuori dalla propria famiglia di origine che vengono accolti nelle comunità rispetto all’affido familiare.
Nelle politiche dell'infanzia è quindi necessario un impegno immediato e molti investimenti del Governo.